L’unico argomento che non annoia mai sono i guai sentimentali, meglio se degli altri.
Alessandro Zaltron si è nutrito di entrambi, i propri e gli altrui, e dopo averli opportunamente ruminati li restituisce a noi lettori in veste di guida alle inevitabili e spesso proficue turbative amorose delle nostre vite.“Cronache sentimentali” ha un grande pregio: è superficialmente profondo, non pretende di creare una filosofia o una sociologia o una religione dell’amore. Dimenticate toni dottorali, tentativi di spiegare l’universo attraverso le emozioni, noiose abbuffate di citazioni altrui (tipiche degli scrittori pigri, che si affidano agli aforismi delle celebrities della letteratura). Il libro in cui state per tuffarvi è invece carico di un amichevole senso umano, vi viene incontro – non siete voi a dovervi elevare a vette sapienziali – con il suo tono intimo e spesso anche divertito.
Alessandro Zaltron sa che ogni amore e ogni dramma amoroso contiene elementi comuni, per nulla specifici, e però gli è ben chiaro che invece quando si è nella centrifuga dell’emotività più accesa ci si sente unici e speciali, vittime anche se si è persecutori.Sappiamo bene che lettori e spettatori non si appassionano a storie in cui tutto funziona e dove accadono solo eventi positivi. Persino nelle favole per bambini, per accendere la loro attenzione, c’è bisogno di pericolo, paura, litigio, rabbia, dolore, pianto. Ecco dunque che “Cronache sentimentali” pur non essendo un romanzo ne ha tutti gli elementi, e non mi stupirei se qualche scrittore o sceneggiatore ne utilizzasse i capitoli per costruire una storia tipica di amore complicato, nevrotico, insopportabile e infine spezzato, cancellato e però rimpianto con insospettabile dolore anche da chi ha voluto interromperlo per via della sua insopportabilità, della sua radicale differenza dagli intenti iniziali.
Per il momento, leggete dunque le pagine di “Cronache sentimentali” come si parla con un amico che ne ha viste e provate tante, cercando un po’ di conforto e qualche consiglio. E poi, chissà che voi, o Alessandro Zaltron, non trasformiate questo canovaccio di situazioni tipiche così ben analizzate e descritte in un romanzo, il vostro romanzo.

Camilla Baresani