Romanzi d’impresa®

Il nuovo genere letterario inventato dal più quotato narratore d’impresa italiano

Balzac, immenso scrittore, decise di racchiudere la società del suo tempo in un’opera, mise insieme per vent’anni una folla di duemila e passa personaggi, e quindi di punti di vista, di storie, talora intrecciate tra loro come le figure che le abitavano, talaltra slegate, ma la cosa meravigliosa è che il complesso di questi tasselli in sé frammentari, la sua Commedia umana appunto, restituisce in oltre cento romanzi autonomi l’affresco esaustivo di un’epoca, la prima metà dell’Ottocento, e di una nazione, la Francia. Ciò che intendo io col mio “lavoro sul lavoro” è un progetto analogo, la raccolta di storie d’impresa, ciascuna compiuta in un volume a sé, ma da poter leggere tutte assieme come un super-romanzo che dice sulla società italiana del XXI secolo molto più di tanti studi sociologici, sull’economia più della maggior parte dei trattati di marketing, e che domani potrà fungere da serbatoio di informazioni e suggestioni su un tempo che nessuno sarà più lì a ricordare.

 

La letteratura, oltre che molto meno noiosa delle varie scienze, ha il vantaggio di essere universale, cioè non soggetta ai limiti di linguaggio e tematici di quelle, sicché i miei romanzi d’impresa – così li ho chiamati, e brevettati – soddisfano una schiera di lettori che li possono leggere in duplice modo: come biografie istruttive e motivanti di aziende realmente esistenti e come piacevolissimi romanzi inventati a partire da storie reali.

I romanzi d’impresa sono protetti da marchio perché il Ministero dello sviluppo economico, concedendomi la famosa r cerchiata apicale, ha riconosciuto che non esisteva niente del genere, prima. Ciò che io faccio è dunque originale e unico: la letteratura italiana racconta poco o niente del lavoro, in passato perché a scrivere libri era chi non aveva bisogno di lavorare e la gente frequentata dagli scrittori erano ricchi scioperati come loro, oggi perché il lavoro sembra troppo piatto e banale per meritare di essere raccontato, in confronto per esempio all’amore e ai drammi psicologici. D’altro lato la comunicazione, che dovrebbe colmare la lacuna, rende un cattivo servizio alle aziende raccontandole non per come sono ma per come esse pensano che i loro interlocutori si aspettino, con l’effetto che tutte si presentano allo stesso modo, pomposo, palloso e dannoso: intercambiabile.

Lascio volentieri ad altri quella narrazione finta e inefficace, io, con uno strumento innovativo, racconto la società attraverso il lavoro e il lavoro attraverso le persone, inclusa la sfera emozionale, inclusi gli errori, i dubbi e le sofferenze, aspetti che il marketing di solito tralascia considerandoli disdicevoli o – peggio – superflui. Come non c’è impresa senza umanità, così non vi può essere racconto letterario basato unicamente su indicatori numerici e quantitativi senza nulla dire di chi e come li ha raggiunti.

Qualcuno potrebbe credere che io sia troppo fuori dagli schemi: per fortuna mi trovo in buona compagnia, quella di molti imprenditori, evoluti come me, che mi hanno affidato e mi affideranno il racconto della loro vita; mi confortano le lusinghiere attestazioni giunte nel corso degli anni da questi testimoni diretti. Giancarlo Broggian, presidente del Gruppo Cgn, mi confessò di aver letto il suo romanzo d’impresa Il pesce che vola tutto d’un fiato in una notte perché «Volevo sapere come andava a finire»; capite?, lo scrittore riesce a raccontare qualcosa di noto in modo a tal punto avvincente da renderlo nuovo, inedito allo stesso protagonista. Augusto Cappeller, fondatore di Mollificio Cappeller e Special Springs, mi confidò che si rammaricava di non avere due vite perché potessi fare un secondo romanzo d’impresa per lui, tanto gli era piaciuto partecipare alla costruzione del primo, Senza colpo ferire, e gustarselo poi. Giampietro Zonta, patron di D’orica, mi ha detto di aver capito leggendo Impresa (er)etica, che le mette in fila narrativamente, il senso di molte iniziative passate da lui intraprese in assenza di un consapevole piano e di obiettivi al momento chiari; a riconferma che la scrittura terza dà ordine e coesione a intere esistenze tenendole insieme con un filo rosso verbale. Alcuni di loro, che facevano cose rilevanti ignote ai più, grazie al libro hanno acquisito clienti e notorietà: Bassel Bakdounes, per cui ho scritto Marketing Heroes, è da poco entrato con la sua Velvet Media nel novero delle mille migliori aziende europee del Financial Times per livello di crescita annuale; Andrea Alessandrini, a capo di Nobento e del Gruppo iVision, è stato insignito della cittadinanza onoraria di Alghero per merito dei suoi risultati descritti in Il mare sul tetto, romanzo d’impresa che gli ha anche spalancato come relatore le porte dell’università.

Tutti i protagonisti dei miei romanzi d’impresa hanno ottenuto, insieme agli entusiastici complimenti dei lettori, una conquista dal valore incommensurabile: l’eternità della memoria.

Non l’ho inventato io che ciò che non viene scritto è come non fosse mai esistito, ma ho inventato un nuovo genere letterario che consente di sopravvivere nel tempo anche a chi, non avendo un brand mediaticamente esposto, un prodotto glamour e di largo consumo, fatturati da capogiro o testimonial rinomati, rischierebbe di rimanere ingiustamente anonimo nonostante le sue strabilianti intuizioni imprenditoriali, il presidio di una nicchia strategica del mercato, l’invenzione di soluzioni a dir poco brillanti. Per questo mi occupo in prevalenza di aziende piccole e medie (il 92% delle imprese del nostro Paese, il 79% della forza lavoro totale), da me selezionate tra quelle che ritengo significative. Costruisco storie che conferiscono dignità a imprese che hanno dimostrato di meritarla e l’imprenditore, che è protagonista nella sua azienda, lo diventa anche dei miei libri, i quali sono distribuiti in l’Italia e talora all’estero tradotti in altre lingue, partecipano a premi letterari al pari dei romanzi di pura fiction, vengono acquisiti e conservati nelle pubbliche biblioteche, sono oggetto di tesi di laurea e di presentazioni in festival e librerie.

Alcune aziende utilizzano, giustamente, i romanzi d’impresa per promuoversi e aumentare il loro giro d’affari, e io ne sono onorato; ma ciò di cui vado maggiormente fiero è salvare dall’oblio e tramandare storie che rischierebbero di scomparire in futuro, onorando l’avventura umana, il lavoro, i sacrifici di donne e uomini che, in virtù dell’apporto che danno alla società, non è scorretto considerare eroi moderni. Certo, il premio più vistoso di una carriera è generalmente considerato il successo economico, eppure vi assicuro che nulla eguaglia un ricordo perpetuo messo per sempre nero su bianco dall’arte letteraria.

In fondo, se ci pensate, farsi narrare è la via più breve verso l’immortalità.